Plotino, Se esistono idee anche di particolari V 7[18], Introduzione, testo greco, traduzione e commento di Roberto Zucchi, Prefazione di Cristina D’Ancona, Pisa University Press, Pisa 2024.
Il dibattito relativo a ciò di cui vi sono idee rispecchia una problematica tipica del platonismo, alla quale l’Accademia antica ha tentato di dare una risposta stilando una sorta di “catalogo delle forme”. Potrebbe sembrare che anche Plotino si inserisca in questa discussione di scuola, come lascia presagire il titolo del trattato V 7[18]: Se esistono idee anche di particolari. In effetti, l’interpretazione della maggior parte degli studiosi è in questa linea, pur con importanti divergenze ermeneutiche circa l’effettiva consistenza delle idee di particolari eventualmente ammesse da Plotino, motivate dall’ambiguità costitutiva di questo breve scritto, caratterizzato da uno stile allusivo e brachilogico.
Grazie ad una lettura attenta e contestualizzata del trattato, che cerca di cogliervi il retroterra polemico e i riferimenti alle scuole filosofiche avversarie (in particolare gli Stoici), è possibile restituire alla posizione di Plotino la sua coerenza di fondo. Quello che emerge è un’indagine sulla nozione di individualità, che mostra come sia possibile, e anzi necessario, postulare una dimensione intellegibile dell’individualità, senza però fare ricorso a idee di individui (soggette alla critica aristotelica), ma facendo riferimento ai logoi (concetto che Plotino riprende dallo stoicismo, ma criticandone la materialità intrinseca). Il trattato V 7[18] si rivela essere un’esposizione dialettica, volta a confutare Stoici e Aristotelici attraverso un particolare metodo di indagine, che rispecchia quello che verrà usato da Plotino nel trattato piú tardo VI 1-3[42-44], Sui generi dell’essere.